In questo periodo alcuni miei colleghi più anziani sono arrivati alla tanto agognata pensione. Il loro pensionamento mi ha portato a fare alcune riflessioni: la prima è che sto invecchiando. Lo so, per me la strada della pensione è ancora lunga (sempre ammesso di arrivarci) però mi sono reso conto di una cosa: quando ho iniziato a lavorare dove sono ora, loro avevano più o meno gli stessi anni di contributi che ho io attualmente; se non ci sono sorprese (cosa in effetti molto probabile) sono a metà del percorso o – come avrebbe detto il sommo poeta – nel mezzo del cammin di nostra vita (lavorativa)… E questo significa che anche se molto, molto, molto lontano vedo una luce in fondo al tunnel.
La seconda riflessione che mi è sorta è la seguente: che differenza c’è tra ferie e pensione? Credo che la differenza sia puramente psicologica. Mi spiego: quando sono in ferie, per quanto lunghe possano essere, so che arriverà comunque il giorno in cui la sveglia suonerà e, anche se non né ho la minima voglia, mi toccherà alzarmi, prendere l’autobus e andare al lavoro. Chi invece arriva alla pensione non ha più questo problema: sa che da quel giorno potrà spegnere la sveglia in modo definitivo.
Quando si è in ferie si tende a concentrare sempre un pò tutto perchè si sa che si hanno pochi giorni a disposizione; forse per qualcuno le ferie potrebbero diventare anche più stressanti dello stesso lavoro in ufficio, nel tentativo di far incastrare tutto in poco tempo.
Subito dopo questa riflessione mi sono reso conto che in un certo modo ho già provato l’esperienza di “andare in pensione”. Quando? Dopo il diploma. Mi sono reso conto che quando ero studente e iniziavano le vacanze, per quanto potessero essere lunghe come quelle estive, alla fine c’erano i compiti a casa; il giorno in cui rientravi c’erano le interrogazioni, i compiti in classe e ti prendeva il panico per quella verifica che non era stata ancora riconsegnata e per la quale ti veniva un buco allo stomaco al solo pensiero.
Bene da quando mi sono diplomato tutto questo non esiste più. Compiti a casa? Chi sono questi sconosciuti? Adesso quando esco dall’ufficio, timbro e non ci penso più fino a quando non rientro. E le interrogazioni a sorpresa ve le ricordate? Questione che generalmente veniva risolta con le interrogazioni programmate; il respiro che si tratteneva quando il professore riconsegnava un compito in classe e si aveva il terrore di guardare il voto? Oppure la rabbia quando entrando in classe annunciava: “Ragazzi, state tranquilli non sono riuscito ancora a guardare le vostre verifiche, ho corretto quelle delle altre classi.”
Immagino che se qualche insegnante leggerà il mio post storcerà un pò il naso pensando: “Hai vissuto veramente male l’esperienza scolastica!!!” Si, lo ammetto è una di quelle esperienze che sono felice di aver terminato e che per me è stata tutt’altro che esaltante, anzì… Però così è stata e sono contento di essere andato “in pensione”.